Appare inconsueto che, nell’attuale palcoscenico giuridico e della vita sociale, la prolusione commemorativa di un alto magistrato venga tenuta da un modesto avvocato del foro veneto.
Spesso, tuttavia e fortunatamente le doti umane, morali ed intellettuali delle persone superano gli steccati tradizionali e le pur doverose contrapposizioni consentendo pulsioni di stima e rispetto reciproci, di comunanza ideale. Ma ciò nasce dal dono innato delle persone. Dono innato che caratterizza la figura, la sensibilità, la ricchezza umana, l’equilibrio nelle tradizioni, il substrato culturale e non solo giuridico del Dott. Giancarlo Bagarotto. Certo è facile soffermarci esternamente sulla Sua brillante carriera di Magistrato. Transitato senza apparenti difficoltà, come se fossero due mondi paralleli e contigui, dal munus di Procuratore della Repubblica alla realtà dei Tribunali Amministrativi Regionali, ricoprendo posizioni, via via, più prestigiose, da Consigliere a Presidente di Sezione di TAR, a membro del Consiglio di Stato fino ad approdare alla Presidenza del vicino Tribunale Regionale del Friuli Venezia Giulia. Ciò, però, rappresenta, scavando più approfonditamente, la testimonianza delle sue doti umane ed intellettuali.
Si tratta di una voce garbata, signorile, liberale, espressione di una fervida borghesia culturale, non mercantile, della sua città Venezia che, pur nella sua decadenza, ha molto amato e difeso con vibrante sensibilità nelle istituzioni e nell’associazione di Italia Nostra, di cui è stato partecipe significativo.
La stessa sensibilità ed equilibrio ha manifestato nel suo agire da Magistrato. Ricordo le perplessità che all’inizio il foro amministrativo nutriva nei confronti di questo “intruso” che dalla diversa frontiera della Procura si era proiettato nel mondo formale e più ovattato del diritto amministrativo. Ma da subito gli avvocati sono stati affascinati dalla sua solidità culturale, dall’innata cortesia (si giustificava anche per il ritardo dei colleghi), dall’acuta e pronta intelligenza, ammantata da un sottile umorismo, che gli consentiva di fronteggiare le evenienze più inusitate. Una intelligenza non comune, non astrattamente elittaria, finalizzata, invece alla sostanzialità delle decisioni, alla piena tutela degli interessi della collettività e, soprattutto del cittadino.
L’Amministrazione, nello scenario del dibattito giudiziario, non poteva godere di una tutela e considerazione non paritaria rispetto alle richieste e alle aspettative dei privati ricorrenti. D’altro canto era quella un’epoca di rinnovata speranza nella giustizia amministrativa, essendo stati istituiti, dopo molti anni di perplessità, i Tribunali Regionali caricati di tutte le aspettative della società attiva. Un uomo ed un Magistrato che metteva il proprio “cuore” nelle vicende umane, che cercava di risolvere con saggezza ed equilibrio. Ma allora, soprattutto in un momento come quello attuale, in cui tutto sbiadisce nella mediocrità e nel cinismo, ci troviamo di fronte ad un magistrato inconsueto, rispettoso delle altrui tesi, sempre attentamente scandagliate, spinto a raggiungere una giustizia non vacua ma concreta. E debbo dire che la capacità di sintesi di cogliere il punto focale di ogni vicenda, gli è stata resa più facile dall’esperienza di Procuratore durante la quale ha conosciuto, calibrato, valutato l’animo, le passioni, le debolezze umane. Un magistrato, quindi, ancorato alle tradizioni, legato alla realtà in cui viveva, stemperata da una visione critica che lo rendeva obiettivo e neutrale.
Certo queste doti non trasparivano immediatamente ma mi si sono appalesate, e gliene sono grato, nelle vicende che hanno stretto più intimamente i nostri rapporti professionali. E’ cercando di superare i suoi dubbi e le sue incertezze umane, che ho avuto modo di conoscere la sua famiglia, in primis la moglie adorata, ascoltata consigliera come sono tutte le donne che spalleggiano nell’ombra la vita dei propri cari. Una moglie troppo prematuramente perduta, che però assieme al marito ha lasciato una traccia indelebile in Luisa ed Ernesto, che hanno raccolto, pur nelle diverse esperienze, il suo modo di pensare ed agire.
Posso dire che il dott. Giancarlo Bagarotto è stato un uomo fortunato. Ha visto coronati i propri sogni, ha tenuto vivo fino all’ultimo il suo desiderio di sapere, di conoscere e di interpretare. Il suo animo ci è vicino e da lassù accompagna ancora il nostro testardo peregrinare. Si è congedato in silenzio, confortato dal saluto serale dei figli, quasi in punta di piedi per riprendersi l’abbraccio della moglie amata.
Con queste parole mi inchino di fronte ad un amico, ad un magistrato saggio, ad un uomo di cultura e di vivida intelligenza.
Ciao, e mi permetto per la prima volta di darti del Tu, Giancarlo.
Franco Zambelli
* Saluto portato nel corso delle esequie avvenute in Venezia il 22 dicembre 2020.